È il primo romanzo dell‘autore, pubblicato dopo una lunga elaborazione. Un‘opera in cui si intrecciano varie tematiche: il senso della vita e della storia, l‘amore, l‘amicizia, il percorso di crescita umana a cui tutti siamo chiamati.
Milano, fine anni Settanta. È una splendida domenica di maggio. Una di quelle in cui la primavera comincia a tingersi dei colori dell‘estate. Nei grandi condomini di periferia, un‘Italia in miniatura, si spargono i profumi invitanti del pranzo festivo.
Nonostante la calma apparente, la collettività è scossa da avvenimenti tragici che lasciano in ognuno un sapore amaro, diverso, una sottile paura.
In questo sfondo si muovono i quattro protagonisti: Damiano, un bambino che vive nell‘impaziente attesa del domani e inizia a porsi le prime domande “da grande”; Roberto, uno studente di filosofia romantico e idealista, con una ragazza nel cuore e un amico dalla battuta sempre pronta al suo fianco; Marco, un impiegato che affronta un lungo viaggio in treno con il pesante bagaglio dei sogni traditi e il dono inatteso di un incontro; Daniele, star emergente di una tv locale, trasformato da una donna che gli ha tolto la maschera goliardica per insegnargli ad amare e soffrire.
La loro storia è anche la nostra, fatta di giorni felici e giorni drammatici, vissuti con il coraggio di non arrendersi. In un Paese “popolato di ombre” che si annidano dietro le facciate ipocrite del potere.
In copertina: un tratto del Naviglio della Martesana nel Milanese (originale di proprietà dell‘autore).
“Era come se un’unica grande ondata di sugo si spargesse nell’aria la domenica a pranzo. E ogni sugo si distingueva per le sue particolari caratteristiche, come tonalità di uno stesso colore, come variazioni di un identico tema musicale, a formare una sinfonia olfattiva… Il sugo era quasi il sigillo di un’appartenenza comune, il pegno di un’unità che dava a Damiano un senso di sicurezza. La famiglia e il parentado erano il luogo privilegiato di questa liturgia salvifica. Amava tutte le occasioni di festa in cui i parenti si riunivano: avevano un sapore antico e mitico di rituale che celebra la continuità della vita, una vita che si effonde in abbondanza.”
“Damiano continuò la sua allegra conversazione con amici e cugini, ma a un certo punto un’immagine catturò la sua attenzione, come accadeva spesso in quel periodo, e lo estraniò dai suoi compagni di giochi. L’immagine di un uomo su un manifesto.”
“Possono bastare i più banali strascichi di una normalissima influenza per far sì che un qualsiasi pomeriggio tardo-invernale di città si trasformi nel momento–chiave, nella svolta fondamentale di tutta la tua esistenza.”
“Giulia aveva parlato delle foto con la mamma… La mamma le aveva risposto che questa vita è come il negativo di una fotografia; s’intravede solo qualcosa. Se tu non avessi mai visto la foto vera, se non conoscessi quelle persone e quelle cose come sono nella realtà, riusciresti mai a immaginare dietro quelle sagome bianche, quelle macchie tutte uguali, i volti, i colori, i vestiti, gli alberi, i fiori e tutte le altre cose belle?”
Dalla postfazione dell’autore: “Come nasce un romanzo? C’è sempre un’immagine intorno al quale tutto si genera, come quando da una cellula si origina un intero organismo.”